Monday, September 10, 2007

Frege e chi scoprì la forma ellittica dell'orbita dei pianeti

Nei casi sinora considerati, le parole avevano negli enunciati considerati la loro denotazione indiretta e questo chiariva perchè anche la denotazione dello stesso enunciato subordinato fosse una denotazione indiretta e cioè non un valore di verità, ma un pensiero o un comando o una domanda.
L'enunciato subordinato poteva essere inteso come il nome proprio di quel pensiero che rappresentava nel contesto dell'enunciato complesso.
Ci sono poi altri enunciati subordinati in cui le parole hanno la loro denotazione abituale, senza che però tali enunciati abbiano come senso un pensiero e come denotazione un valore di verità.
Ad es. nell'enunciato "Chi scoprì la forma ellittica dell'orbita dei pianeti morì in miseria" se l'enunciato subordinato avesse come senso un pensiero, dovrebbe allora essere possibile esprimere questo pensiero anche in un enunciato principale. Ciò però non è possibile, perchè il soggetto grammaticale "Chi" non ha un senso indipendente, ma rende solo possibile il rapporto con l'enunciato conseguente "morì in miseria". Dunque anche il senso dell'enunciato subordinato non è un pensiero completo e la sua denotazione non è un valore di verità, ma è Keplero.
Si potrebbe obiettare che il senso dell'intero complesso include come sua parte un pensiero e cioè che vi fu un uomo che per primo riconobbe la forma ellittica dell'orbita dei pianeti. Infatti chi ritiene vero l'intero complesso non può negare questa sua parte. Ciò è fuori di dubbio, ma solo perchè in caso contrario l'enunciato subordinato "Chi scoprì la forma ellittica dell'orbita dei pianeti" non denoterebbe nulla.
Se si afferma qualcosa, è sempre implicita la presupposizione che i nomi propri, usati in forma semplice o composta abbiano una denotazione. Così se si afferma "Keplero morì in miseria" si presuppone allora che il nome "Keplero" designi qualcosa. Ma non per questo si può dire che nel senso dell'enunciato "Keplero morì in miseria" è contenuto il pensiero che il nome "Keplero" designi qualcosa. Se fosse così la negazione non dovrebbe suonare "Keplero non morì in miseria" bensì "Keplero non morì in miseria oppure il nome 'Keplero' è privo di denotazione"
Che il nome "Keplero" designi qualcosa è un presupposto tanto per l'affermazione "Keplero morì in miseria" quanto per l'enunciato contrario.
Le lingue hanno questo difetto : in esse ci possono essere espressioni che, per la loro forma grammaticale, sembrano determinate a designare un oggetto, ma che in alcuni casi non conseguono questa loro determinazione, perchè ciò dipende dalla verità di un enunciato. Così dipende dalla verità dell'enunciato " Ci fu uno che scoprì la forma ellittica del'orbita dei pianeti" se l'enunciato subordinato "Chi scoprì la forma ellittica dell'orbita dei pianeti" designa realmente un oggetto. Eppure dà solo l'impressione di farlo essendo in realtà senza denotazione. E così può sembrare che il nostro enunciato subordinato contenga come parte del proprio senso il pensiero che vi fu uno che scoprì la forma ellittica dell'orbita dei pianeti. Se ciò fosse esatto, la negazione dovrebbe suonare "Chi per primo riconobbe la forma ellittica dei pianeti morì in miseria oppure non ci fu nessuno che scoprì la forma ellittica dell'orbita dei pianeti".
Questo fraintendimento dipende da un'imperfezione della lingua da cui non è immune neanche il linguaggio simbolico dell'analisi matematica : anche qui infatti possono comparire complessi di segni (ad es. serie infinite divergenti) che sembrano denotare qualcosa, mentre sono privi di denotazione. Si può ovviare a ciò ad es. con la particolare convenzione che le serie infinite divergenti debbano denotare il numero zero.

Frege utilizza come nomi propri anche espressioni complesse che sono per così dire "zippate", o (riprendendo termini di Nicola Cusano) "contratte". Così egli fa con i concetti quando sono oggettivati, o con le stesse proposizioni subordinate. Tale processo è da un lato fecondo (è un po' l'inizio della metafisica e dello sviluppo della logica legata al metalinguaggio) ma dall'altro lato pericoloso (può portare alla reificazione criticata da Fichte, Marx e Lukacs).
Comunque dire come fa lui che la proposizione secondaria in "Chi scoprì l'orbita ellittica delle traiettorie dei pianeti, morì in miseria" sia "Chi scoprì l'orbita ellittica dei pianeti.." è un errore in quanto "Chi" è il soggetto di entrambe le proposizioni. "L'uomo che scoprì le orbire ellittiche dei pianeti" è un oggetto che cade sotto il concetto "morti in miseria". Oppure si può anche dire che "che scoprì le orbite ellittiche dei pianeti" è predicato di "Un uomo". Inoltre la proposizione può avere anche una struttura invertita : si può ben dire "L'uomo che morì in miseria il tal anno, scoprì l'orbita ellittica dei pianeti". Insomma le due proposizioni (principale e subordinata) non sono separabili e il contenuto delle due può indifferentemente essere espresso dalla proposizione principale o dalla proposizione subordinata. Metalinguisticamente si può dire "L'uomo che scoprì..." (oggetto) cade sotto il concetto "morto in miseria", come pure si può dire che L'oggetto "x morto in miseria" cade sotto il concetto "scopritore orbita ellittica dei pianeti"
La denotazione di "L'uomo che ha scoperto le orbite ellittiche dei pianeti" è Keplero, ma non perchè la proposizione è subordinata, ma perchè essa è sintetizzabile in una descrizione ed attraverso questa descrizione in un nome. Dunque o "Chi ha scoperto..." è un nome o se è un enunciato ha per senso una proposizione (uno stato di cose possibile) e per denotatum un evento considerato reale. "Chi scoprì l'orbita..." presuppone che qualcuno scoprì (almeno ad un certo livello ontologico) l'orbita ellittica dei pianeti, così come ogni proposizione presuppone l'esistenza (ad un certo livello ontologico) del suo soggetto logico-grammaticale. Lo stesso Frege ammette che il fatto che il nome "Keplero" denoti qualcuno (ad un certo livello ontologico) è presupposto tanto per l'asserto "Keplero morì in miseria" quanto per l'asserto "Keplero non morì in miseria", anche se alcuni dicono che questa tesi non sia assolutamente legata ad approcci neo-meinonghiani.

Labels: , , , , , , , , , , , ,

0 Comments:

Post a Comment

<< Home