Sunday, September 09, 2007

Senso e denotazione degli enunciati

Frege dice che si può parlare oltre che di senso e denotazione dei nomi propri anche di senso e denotazione di interi enunciati dichiarativi. Enunciati di questo tipo contengono un pensiero. Tale pensiero è il senso o la denotazione dell'enunciato ? Si supponga che l'enunciato abbia una denotazione. Se sostituiamo nell'enunciato ad una parola un'altra parola che ha la stessa denotazione ma senso diverso dalla prima, allora cambia il senso dell'enunciato : ad es. "La stella del mattino è un corpo illuminato dal sole" ha senso diverso da "La stella della sera è un corpo illuminato dal sole". se qualcuno non sapesse che "stella del mattino" è lo stesso che "stella della sera" potrebbe dire che una proposizione è falsa e l'altra è vera. Dunque il pensiero non può essere la denotazione, ma solo il senso dell'enunciato.
Ma un enunciato non può avere solo un senso e non una denotazione ? Gli enunciati con un nome proprio senza denotazione (es. "Ulisse approdò ad Itaca immerso in un sonno profondo")sono anch'essi senza denotazione pur avendo un senso. Se qualcuno considera tale enunciato cero oppure falso, riconoscerà nel nome "Ulisse" una denotazione, giacchè è alla denotazione di questo nome che il predicato viene attribuito o negato, mentre chi non riconosce una denotazione non potrà attribuire o negare alcunchè.
Se ci si volesse invece limitare al pensiero dell'enunciato, ci si accontenterebbe del senso del nome e non sarebbe necessario preoccuparsi della denotazione di una qualunque parte dell'enunciato. Solo il senso (e non la denotazione) delle sue parti è rilevante per il senso dell'enunciato. Il pensiero rimane lo stesso sia che il nome "Ulisse" abbia una denotazione sia che non l'abbia.
Se ci preoccupiamo della denotazione di una parte dell'enunciato riconosciamo ed esigiamo una denotazione anche per l'enunciato stesso. Perchè ? Perchè non ci basta il pensiero ? Perchè ciò che ci interessa è il valore di verità dell'enunciato. Non sempre : leggendo un poema epico siamo attratti solo dall'armonia del linguaggio, dal senso degli enunciati che risvegliano in noi immagini e sentimenti. Con il problema della verità perderemmo la gioia artistica e sarebbe desiderabile disporre di un'espressione particolare che indichi i segni che debbono avere solo un senso. Invece l'essere protesi verso la verità è ciò che ci induce a procedere dal senso alla denotazione.
Dobbiamo cercare per un enunciato una denotazione qualora ci interessi la denotazione delle singole parti e questo accade quando ci poniamo il probelma del suo valore di verità. Dunque la denotazione di un enunciato è il suo valore di verità, la circostanza che esso sia vero o falso. Ogni enunciato dichiarativo è una sorta di nome proprio e la sua denotazione è il vero o il falso, oggetti riconosciuti da chiunque pronunci un giudizio, anche dallo scettico.


Frege quando parla del contenuto del contenuto oggettivo del pensiero, parla di "pensiero" con il rischio dello psicologismo.
Inoltre il pensiero è il denotatum della proposizione ? O è il senso della proposizione ?
Frege poi parte dall'assunto che la proposizione abbia un denotatum e che la sostituzione di una parte della proposizione (che abbia senso diverso, ma identico denotatum) non cambi il denotatum dell'intera proposizione, ma ne cambi sicuramente il sinn. In questa operazione c'è l'errore di ipotizzare falsamente che il pensiero sia il denotatum della proposizione e poi concludere che il pensiero sia diverso nella due diverse espressioni, in quanto si confonde il pensiero con il senso. Delle due l'una : o il pensiero può essere il denotatum delle proposizioni, o deve esserne il senso.
Inoltre l'es. che fa Frege per rifiutare la prima ipotesi (il pensiero come denotazione della proposizione) e cioè ciò che succede sostituendo "stella del mattino" con "stella della sera" è fuorviante in quanto "stella del mattino" e "stella della sera" non sono due sensi diversi di una stessa denotazione, ma due diversi sense-data e per questo il senso della proposizione varia con la sostituzione.
La tesi per cui la denotazione di una parte di una prenotazione è collegata alla denotazione dell'intera proposizione seppure fosse vera non ci costringge a pensare che denotazione della proposizione sia il suo valore di verità, proprio in quanto la proposizione "Ulisse è l'inventore del cavallo di Troia" è vera (nel suo contesto di discorso) a prescindere dal fatto se Ulisse abbia o no una denotazione.
Inoltre la filosofia non ha un'accezione di realtà limitata alla dimensione empirica, ma un'accezione di realtà molto più ampia che va delineata appunto da una teoria dei livelli di esistenza.
In realtà, come il denotatum di un nome è un oggetto, così il denotatum di un enunciato è il Tatsachen (lo-stato-di-cose) di Wittgenstein, e cioè un evento che rende vero l'enunciato. Fosse solo il valore di verità anche allora le proposizioni false avrebbero una denotazione.

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