Friday, February 09, 2007

Twardowski e i giudizi di relazione

Twardowski poi esamina la tesi di Hofler per il quale un giudizio che asserisce una relazione non assume l'esistenza reale dei termini della relazione. Sarebbe sufficiente per Hofler rappresentare questi termini perchè il giudizio si rivolga ai contenuti della rappresentazione.
Twardowski obietta che da un lato i contenuti della rappresentazione esistono certamente; d'altro canto non sono quelli i termini tra cui ha luogo la relazione asserita nel giudizio di relazione. Ad es. chi dice che "il numero 4 è maggiore del numero 3" non parla di una relazione tra il contenuto della rappresentazione del '4' e il contenuto della rappresentazione del '3'. Non c'è relazione di grandezza tra i contenuti di tali rappresentazioni. La relazione si trova tra 'numero 3' e 'numero 4', presi entrambi come oggetti di una rappresentazione, senza considerare se essi esistano o meno o se siano solamente rappresentati per mezzo di rappresentazioni corrispondenti.
A tal proposito Twardowski evidenzia un'altra difficoltà : i giudizi di relazione che hanno consentito l'esistenza di una relazione che ha luogo tra oggetti non esistenti, sembrano affermare gli oggetti stessi, ma, in ragione di ciò che è stato osservato circa la relazione tra l'affermazione delle parti e l'affermazione dell'intero, con l'affermazione di una relazione, deve essere affermato anche ogni termine di tale relazione.
Twardowski vuole risolvere il problema in questo modo: secondo la teoria idiogenetica del giudizio, che pone l'essenza del giudizio nell'affermazione o nella negazione di un oggetto, ci sono solo giudizi affermativi particolari e giudizi negativi universali, mentre i giudizi affermativi universali ed i giudizi negativi particolari sono riconducibili ai primi due.
Un giudizio del tipo "Non vi è cerchio con raggi disuguali" (o "tutti i raggi di un cerchio sono uguali tra loro") , non contiene nulla circa l'esistenza dei raggi : esso nega solo la disuguaglianza tra i raggi di un cerchio senza asserire alcunché intorno alla loro esistenza. Per ciò che riguarda i giudizi affermativi particolari, scompare la summenzionata difficoltà se si identifica il vero soggetto di tali proposizioni. Nella proposizione "Poseidone era il dio del mare" con l'affermazione della relazione tra Poseidone ed il mare, sembra che sia implicitamente affermato lo stesso Poseidone. Ma questa è solo apparenza, perché da quando il nome proprio sta per il designato come qualcosa di designato, il soggetto della proposizione non è Poseidone, bensì "qualcosa chiamato Poseidone". Ciò che dunque è implicitamente affermato è qualcosa di designato come tale, un oggetto di rappresentazione in quanto è designato e non l'oggetto di rappresentazione puro e semplice.
Twardowski continua dicendo che così è dimostrato che "rappresentazione senza oggetto" contiene una contraddizione interna. Tuttavia ci sono rappresentazioni il cui oggetto non esiste o perché riunisce in determinazioni contraddittorie o perché non esiste effettivamente : pure in questo caso però è rappresentato un oggetto.

Le considerazioni che si possono fare su queste tesi di Twardowski sono le seguenti:
  1. Qual è la differenza ? La differenza è che si parla di oggetti se si tratta dei corrispettivi realmente esistenti di una rappresentazione. Invece per Twardowski si parla di oggetti in tal caso, sia se si tratta di oggetti realmente esistenti, sia che si tratta do oggetti inesistenti. La posizione di Twardowski mi sembra giusto : altro è l'oggetto denotato ed altro è l'oggetto denotato realmente esistente (questa può essere anche una risposta a Russell). Comunque Hofler ha intuito il fatto che l'asserzione circa una relazione non sottintende l'esistenza effettiva dei termini di tale relazione. Anche se una relazione sussistente tra due termini, rende quanto meno questi oggetti situati ad un certo livello d'esistenza (sia pure più basso di quello dell'esistenza c.d. "effettiva"). Quanto ai numeri, se (come dice Frege) i numeri sono predicati, il loro essere permette la distinzione tra contenuto ed oggetto ? I numeri non sono puro contenuto ?
  2. Il livello d'esistenza proprio di una relazione non è quello empirico, il livello d'esistenza proprio di una relazione non è lo stesso di quello dei termini della relazione. Non tutti i termini di una relazione hanno il loro massimo livello d'esistenza nello stesso livello massimo d'esistenza di una relazione. Ad es. in "Patroclo è amico di Achille", "l'essere amico" ha il suo massimo livello di esistenza nella dimensione ideale, mentre Patroclo e Achille potrebbero essere materialmente esistiti (sono cioè rappresentabili sensorialmente) , ma probabilmente non sono materialmente esistiti. Generalizzando, se i termini d'esistenza di una relazione non hanno il loro massimo possibile livello d'esistenza nel massimo possibile livello d'esistenza della relazione stessa, si può ben dire che può sussistere una relazione valida tra termini che non esistono empiricamente (pur se sono compatibili con il livello empirico di esistenza) .
  3. La teoria di Twardowski è però in parte molto confusa : che c'entra in tutto questo la teoria idiogenetica del giudizio ? "I raggi di un cerchio sono tutti uguali tra loro" non sembra implicare l'esistenza dei raggi di un cerchio (almeno secondo l'impostazione del problema che si vuol risolvere) ? "Qualcosa chiamato Poseidone" non è Poseidone (soprattutto se è vero che era il re del mare) ? E che differenza c'è tra un oggetto di rappresentazione puro e semplice e l'oggetto di rappresentazione in quanto è designato ?
  4. Ad ogni segno corrisponde un oggetto con un livello minimo d'esistenza, ma non ad ogni segno corrispondono oggetti che hanno un livello n di esistenza superiore al livello minimo. ad ogni segno corrisponde un oggetto che sta al suo massimo livello d'esistenza. La tesi di Twardowski accomuna nella stesso insieme (le rappresentazioni senza oggetto) oggetti contraddittori ed oggetti solo empiricamente inesistenti. Essa inoltre non fa differenza tra numeri, oggetti narrativi ed oggetti ipotetici empirici. Dove invece i numeri sono oggetti che stanno ad un livello diverso dagli oggetti empirici (e analogo a quello degli oggetti di fantasia) , ma che possono essere, come gli oggetto empirici al proprio massimo livello di esistenza (tale ad es. è il numero intero che moltiplicato per 2 dà 4, numero che esiste al suo proprio livello di esistenza (essendo il 2) , mentre il numero intero che, moltiplicato per 2 dà 5, non esiste al suo proprio massimo livello d'esistenza, essendo tale numero 2,5 e dunque essendo non-intero, ma frazionario.

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