Twardowski, l'esistenza e la non esistenza
Twardowski esamina poi l'obiezione per cui la sua tesi sugli oggetti contraddittori cancellerebbe i confini tra esistenza e non esistenza in quanto l'oggetto di una rappresentazione nel cui contenuto vengono rappresentate proprietà contraddittorie non esiste, ma si asserisce che è rappresentato e dunque esiste come oggetto rappresentato.
Twardowski argomenta contro questa obiezione che
Twardowski argomenta contro questa obiezione che
- In tal caso non si considera che se qualcosa "esiste" come qualcosa di rappresentato oppure come oggetto di rappresentazione, questa sua esistenza non è esistenza in senso proprio. Con l'aggiunta "..come oggetto di rappresentazione" si modifica il significato dell'espressione "esistenza". Qualcosa che esiste come oggetto di rappresentazione in realtà non esiste, ma è solamente rappresentato.
- Opposta all'esistenza reale di un oggetto intesa come ciò che costituisce il contenuto di un giudizio affermativo è l'esistenza fenomenica e/o intenzionale di quest'oggetto, esistenza che consiste solo nell'"essere rappresentato".
- La Scolastica ha già riconosciuto la peculiarità degli oggetti che sono rappresentati, ma che non esistono e dalla Scolastica deriva l'espressione secondo cui questi oggetti avrebbero solo un esistenza "obiettiva" (obiective) , intenzionale.
- Se ci si rappresenta un oggetto non esistente non occorre sempre notare a prima vista se l'oggetto ha proprietà contraddittorie. E' pensabile anche che le determinazioni di quest'oggetto all'inizio appaiono compatibili tra loro e si dimostrino incompatibili solo attraverso le conseguenze che ne derivano. La rappresentazione avrebbe in tal caso un oggetto, finchè non vengono notate queste contraddizioni, ma nel momento in cui queste diventano oggetto di consapevolezza, allora la rappresentazione non ha più oggetto.
- Ma allora, si chiede Twardowski, su cosa sussisterebbero queste contraddizioni ? Non sul contenuto della rappresentazione in quanto le determinazioni contraddittorie sono rappresentate in esso senza appartenergli e dunque queste determinazioni sono rappresentate come inerenti all'oggetto ed in tal caso l'oggetto deve sicuramente essere rappresentato.
- La differenza tra le rappresentazioni con oggetti possibili e quella con oggetti impossibili consiste nel fatto che chi ha una rappresentazione del primo tipo avrà di gran lunga minori occasioni di enunciare un giudizio affermativo o negativo intorno a quest'oggetto di rappresentazione privo di contraddizione, rispetto invece a quanto accade con rappresentazioni del secondo tipo in cui ci si rappresenta un oggetto impossibile, senza che possa negarsi l'impossibilità. In questo caso comparirà, anche se non sollecitato, un giudizio negativo e il non formularlo sarebbe sforzo considerevole. Tuttavia anche se si è inclini a negare l'oggetto, per poter enunciare il giudizio negativo ci si deve appunto rappresentare l'oggetto.
Le considerazioni che si possono fare su queste tesi di Twardowski sono le seguenti:
- Cosa Twardowski considera un'esistenza in senso proprio ?
- In realtà il significato di esistenza si specifica (delinea un certo ambito di esistenza), ma non si altera, nè si contraddice. Sempre di esistenza si tratta !
- Cosa vuol dire "...è solamente rappresentato" ? In quanto rappresentato, esso esiste. Altrimenti sì che si rischierebbe la contraddizione... "L'essere rappresentato" non è ciò a cui si riduce l'esistenza di un oggetto, ma è il contrassegno epistemico della sua esistenza. E' ciò che ci rende noto dell'esistenza di un oggetto ad un certo determinato livello.
- Cosa vuol dire "contenuto di un giudizio affermativo" se non una nozione vuota ? Un oggetto è esistente se noi lo giudichiamo esistente ? Inoltre confondere l'esistenza fenomenica con l'esistenza intenzionale (fenomenologica) è un altro errore. Infine non si capisce se per Twardowski la rappresentazione sia un che di soggettivo e psichico o, come per Bolzano, sia sinonimo di concetto in senso logico (predicato, classe)
- "Obiective" sta nel senso di "intenzionato" (obiettivo, target) ? Anche gli obiettivi di Meinong vanno intesi così ?
- La tesi della contraddittorietà successiva di un oggetto è interessante perchè ipotizza (quasi hegelianamente) che la contraddizione non sempre si mostri immediatamente. Inoltre Twardowski giustamente nota che proprio per questo gli oggetti inesistenti non vanno rigidamente distinti in contraddittori e non-contraddittori.
- Si può supporre che la contraddizione è legge hegelianamente della Realtà, ma non dell'Idea ? O nel nostro linguaggio, legge dei fenomeni e non della Realtà metafisica ?
- La mia interpretazione sul contenuto come traduzione metalinguistica dell'oggetto (aggiunta delle virgolette) viene in un certo senso confermata dal fatto che la contraddizione viene rappresentata nel contenuto, ma non viene attribuita al contenuto. Ha ragione poi Twardowski a dire che l'oggetto va rappresentato come contraddittorio.
- Twardowski accenna (anche se in termini erroneamente psicologistici) alla dialettica, giacchè la negazione dell'oggetto contraddittorio è il movimento stesso della contraddizione. E la rappresentazione necessaria dell'oggetto negato è il conservarsi del contenuto che è stato tolto nell'aufheben. Nei termini della mia concezione dei diversi livelli d'esistenza, l'oggetto contraddittorio non può rimanere ad un certo livello d'esistenza, ma non può essere tolto da un livello minimo di esistenza.
Labels: aufheben, contenuto, contraddizione, dialettica, esistenza, esistenza intenzionale, Hegel, livello metalinguistico, livello minimo di esistenza, oggetto, rappresentazione, traduzione metalinguistica, Twardowski
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