Thursday, November 01, 2007

Frege e gli enunciati poetici

Il predicato "vero" non si applica alla realtà fisica, ma solo agli enunciati assertori ed in altro senso alle opere d'arte ed ai sentimenti che esprimono. Per quanto riguarda gli enunciati si tratta del loro senso e non del loro scheletro linguistico e si intende la frase principale e le frasi secondarie che da essa dipendono. Frege poi analizza anche dei casi controversi. Ad es. l'enunciato "Scilla ha sei fauci" non è vero, ma non lo è nemmeno "Scilla non ha sei fauci", perchè "Scilla" non designa alcunchè e qualora designasse una mera rappresentazione, questa non può avere fauci. "Scilla" cioè è un nome proprio apparente che non assolve al compito del nome di designare un oggetto. Facendo un altro esempio, sebbene il racconto di Guglielmo Tell sia leggenda e non storia, non possiamo negargli un senso, ma il senso dell'enunciato "Tell colpì la mela sulla testa del figlio" è vero tanto poco quanto quello dell'enunciato "Tell non colpì la mela sulla testa del figlio". Si tratta in questo caso di poesia e si potrebbe parlare di pensiero apparente : se il senso di un enunciato assertorio non è vero, allora o è falso o è poesia, e questo è generalmente il caso di quegli enunciati in cui figura un nome proprio apparente (un eccezione è costituita dalla presenza di nomi propri apparenti nel discorso indiretto). Le asserzioni in poesia non sono da prendere sul serio in quanto sono asserzioni apparenti e così i pensieri. Se considerassimo storia il "Don Carlos" questo dramma risulterebbe in gran parte falso, ma un'opera letteraria non va considerata come uno scritto di storia, anche se i personaggi possono avere nomi e proprietà di personaggi effettivamente esistiti.
La logica dunque non deve occuparsi di questi pensieri apparenti.


Su quale base Frege dice che "Guglielmo Tell" non abbia denotazione ? In realtà la denotazione in Frege ha un ruolo ambiguo in quanto sembra ridursi spesso ad un livello empirico di discorso. Ma dal punto di vista ontologico in senso più esteso il sinn ha più importanza e la designazione risulta essere solo un insieme di diversi sinn. Dire inoltre che una rappresentazione non abbia le stesse proprietà degli oggetti rappresentati (ad es. che la rappresentazione di Scilla non abbia teste) non è del tutto corretto, giacchè si può ben dire che il Cristo di Caravaggio ha la barba ed il "Cristo di Caravaggio" dovrebbe essere una rappresentazione o no ?
Insomma l'escludere gli oggetti narrativi dalla dimensione della verità produce una distinzione rozza e schematica tra arte e conoscenza : l'arte assume un carattere unicamente dilettevole (e Frege è costretto anche ad escludere per la schematicità della sua distinzione la fotografia dal novero delle arti). La concezione di Frege finisce per rendere problematiche anche operazioni concettuali come l'assunzione di un'ipotesi e cioè il prendere per vere una serie di proposizioni che potrebbero essere false, operazione che rende possibile la stessa logica in quanto per l'esercizio di quest'ultima non si deve sempre accertare la verità degli assunti da cui andrebbero dedotte altre proposizioni.
Frege dunque erroneamente separa le cosiddette proposizioni sulla realtà e quelle sulle entità narrative e così non spiega perché “Ulisse è marito di Penelope” sia considerabile come vera e “Ulisse è marito di Andromaca” sia considerabile come falsa. Dunque la sua distinzione va sfumata alla luce della teoria dei livelli di esistenza : la poesia e l’arte possono denotare universi possibili e contesti esistenziali diversi da quello da noi accettato come effettivo. Perciò quello che è per noi un nome apparente nel nostro mondo possibile, diventa nome proprio autentico in un altro contesto esistenziale.
Quanto agli enunciati che non sono immediatamente valutabili alla luce della lettura di un poema (ad es. il numero delle fauci di Scilla), si può ben ricorrere all’argomentazione di Frege a proposito delle leggi naturali per cui il mondo possibile a cui il poema fa riferimento non è stato completamente descritto da quest’ultimo.

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