Sunday, September 16, 2007

Ideografia e abusi demagogici

Da una lingua logicamente perfetta (Ideografia) si deve pretendere che ogni espressione che sia costituita come nome proprio a partire da segni già introdotti e secondo ben precise regole grammaticali, designi di fatto anche un oggetto e che non venga introdotto alcun nuovo segno come nome proprio senza che gli sia assicurata una denotazione.
La storia della matematica ci può indicare molti errori che hanno proprio questa origine. E forse l'abuso demagogico che facciamo della lingua dipende più da questo fattore che dall'ambiguità delle parole. L'espressione ad es. "La volontà del popolo" è un esempio dell'abuso di parole fatto demagogicamente. Sarà infatti facile constatare che, a dir poco, non ha una denotazione generalmente accettata.
Non è dunque senza importanza eliminare una volta per tutte almeno dalla scienza la fonte di questi errori. Fatta questa operazione non saranno possibili obiezioni come quelle sopra discusse, perchè non potrà dipendere dalla verità di un pensiero se un nome proprio ha o non ha una denotazione.

Come un' espressione può essere costituita come nome proprio a partire da segni già introdotti e secondo ben precise regole grammaticali ? Forse Frege si riferisce all'uso di "un" e "il" o dei loro corrispettivi in un linguaggio formale ? E questo basta per fornire denotazione ad un nome proprio ? Non saremmo in pieno approccio neo-meinonghiano ? E perchè la "volontà del popolo" sarebbe un abuso linguistico ? Non sono stati usati segni già esistenti ? E quali regole grammaticali questa locuzione avrebbe violato ? Quelle che Frege non aveva l'ardire di esplicitare ? Quelle che i neopositivisti hanno esplicitato con esiti suicidi ?

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