La teoria dell'oggetto di Twardowski
Twardowski affronta poi il tema del concetto di oggetto e cita Kant quando dice che il più alto concetto è il concetto di oggetto in generale (che si divide in possibile ed impossibile). Kant però dice anche che tale oggetto può essere qualcosa o niente e Twardowski contesta tale asserzione in quanto considera "niente" non come un oggetto, ma come un'espressione sincategorematica : "niente" significa il limite del rappresentare, dove cioè il rappresentare stesso cessa di essere tale.
Alle ragioni già addotte, Twardowski aggiunge riguardo a questa concezione del "niente" che se un oggetto è rappresentato da una rappresentazione, giudicato tramite un giudizio, desiderato tramite un desiderio, se "niente" fosse l'oggetto di una rappresentazione, potrebbe essere affermato o negato. Ma, afferma Twardowski, non si può dire nè "niente esiste", nè "niente non esiste". Quando si usano certe locuzioni, o si intende qualcosa di diverso (es. il Nirvana) o l'espressione "niente" rivela la sua natura sincategorematica (es. "non c'è niente" = "non c'è qualcosa di reale al di fuori del soggetto di rappresentazione").
Chi dice di rappresentarsi "niente" in realtà non si rappresenta affatto. Chi invece rappresenta, si rappresenta qualcosa, cioè un oggetto.
Twardowski poi discute la tesi di Kerry per cui Kant usa in modo ambiguo il termine "oggetto" che definisce una volta come qualcosa di reale che eccita sensi e animo e talvolta come l'oggetto di un concetto. Twardowski osserva che l'oggetto di rappresentazioni, giudizi, sentimenti, è distinto dalla cosa in sè, intesa come causa sconosciuta che eccita i sensi.
"Oggetto" è sinonimo di fenomeno o apparenza a prescindere da cosa tale apparenza sia generata. Per mezzo di ogni rappresentazione, è rappresentato qualcosa sia che esista o no, sia che si mostri indipendentemente da noi o sia formato da noi nell'immaginazione.
Un oggetto è in quanto noi lo rappresentiamo in opposizione a noi ed alla nostra attività di rappresentazione. La realtà di un oggetto non ha niente a che fare con la sua esistenza.
Per alcuni un albero, un'afflizione, un tono acuto, un movimento sono oggetti reali, mentre una mancanza, un'assenza e una possibilità sono oggetti non-reali. anche un oggetto non reale può esistere quando si dice "C'è mancanza di denaro".
E' assolutamente possibile parlare ora di "oggetto reale" ora dell'oggetto di un concetto (e dunque non reale) poichè gli oggetti, essendo suddivisibili in esistenti e non-esistenti, da una parte sono reali e da una parte non-reali.
Twardowski poi dice che "oggetto" non deve essere confuso con "fatti" o "cose", che sono solo categorie appartenenti a ciò che è rappresentabile, cioè solo una categoria interna a quella più vasta degli oggetti: una "caduta mortale", non è una cosa, ma è un oggetto.
Tutto ciò che è nominato è un oggetto
Dunque, conclude Twardowski, l'oggetto è il genere sommo
tutto ciò che è
è oggetto di un possibile atto di rappresentazione
è cioè 'qualcosa'.
Qui si passa dalla psicologia alla metafisica : il fatto che l'aristotelico on (medievale ens) non sia altro che l'oggetto della rappresentazione, lo dimostra il fatto che tutte le dottrine formulate intorno all'ens valgono per l'oggetto della rappresentazione.
Dunque per Twardowski :
- L'oggetto è diverso dall'esistente e solo ad alcuni oggetti (oltre all'oggettualità/essentia) spetta anche l'esistenza. Ci sono infatti ens solo possibili, ma è un oggetto anche ciò che non potrebbe mai esistere (ens rationis), quale potrebbe essere un numero. In breve è oggetto tutto ciò che è qualcosa, che non è niente (per gli Scolastici ens e aliquid sono sinonimi).
- L'oggetto è summus genus. Gli Scolastici dicono che ens non è un concetto di genere tra gli altri, ma un concetto trascendentale perchè trascende tutti i generi.
- Ogni oggetto di una rappresentazione può essere oggetto di un giudizio e oggetto dell'attività dell'animo (desiderio etc.) . La verità metafisica di un oggetto non consiste nell'essere giudicato mediante un giudizio logicamente vero. Altrettanto poco la sua bontà dipende dal fatto che il sentimento verso di esso è buono. Vero si dice un oggetto in quanto è oggetto di un giudizio. Buono lo si dice in quanto ad esso si riferisce un atto dell'animo.
- Non sempre la Scolastica si è attenuta a tale significato : ad es. Tommaso parla della verità come corrispondenza tra intellectus e res, e la verità di un oggetto come cognoscibilitas. Tuttavia rivediamo tale concezione quando lo stesso Tommaso parla del verum come ciò verso cui tende il desiderio. e poichè ogni oggetto di rappresentazione può essere sottomesso a giudizio o desiderio, allora verità e bontà appartengono ad ogni oggetto di rappresentazione e la dottrina scolastica si dimostra corretta quando dice che ogni ens è tanto bonum quanto verum.
- Si potrebbe sollevare la questione se all'oggetto non appartenga in maniera analoga un attributo che esprima la sua rappresentabilità e che sia un nome per l'oggetto in quanto rappresentato. La filosofia medievale, oltre verum e bonum, conosce unum che ha uno specifico rapporto con la rappresentazione.
- Se l'oggetto di rappresentazioni, giudizi e sentimenti non è nient'altro che l'ens aristotelico-scolastico : la metafisica deve essere definita come la scienza degli oggetti in generale. Nelle singole scienze ci si limita ad un gruppo più o meno ampio di oggetti con riguardo a scopi specifici. Le scienze naturali si occupano delle proprietà dei corpi, mentre la psicologia dei fenomeni psichici. La metafisica infine prende in considerazione tutti gli oggetti fisici e psichici, reali e non reali, esistenti e non-esistenti e ricerca le leggi a cui obbediscono gli oggetti in generale. Gli Scolastici dicevano che la metafisica è la scienza dell'Essere
- Dunque chiamasi oggetto tutto ciò che è rappresentato per mezzo di una rappresentazione, affermato o negato mediante un giudizio, desiderato o detestato mediante un moto dell'animo. Gli oggetti sono reali o non-reali, possibili o impossibili, esistenti o non-esistenti. Essi possono essere oggetto di atti psichici, sono dotati di una designazione linguistica che è il nome, formano il summus genus che trova la sua espressione linguistica nel "qualcosa". Tutto ciò che in senso ampio è "qualcosa" si chiama "oggetto", in relazione al soggetto della rappresentazione, ma anche indipendentemente da esso.
Su queste tesi di Twardowski vale la pensa dire che :
- La tesi di Kant sembra riecheggiare Parmenide (anche se Parmenide escludeva l'impossibile dall'Essere) ed anticipare le tesi di Meinong (quelle sull'extra-essere).
- Il Niente è un oggetto contraddittorio che nega anche un livello basico di esistenza e perciò si trova solo al livello basico di esistenza (dove ci sono anche oggetti descritti da proposizioni contraddittorie) . 'Niente' indica l'assenza ad un livello di esistenza (o addirittura in un contesto di presenza) di un intera classe di individui analoghi (come nel caso: "Prendi il giravite dallo scatolo" con risposta "Qui non c'è niente" cioè "non c'è nessun elemento della classe degli giravite"). Il Niente può definire anche l'assenza di un qualsiasi oggetto ad un certo livello di esistenza, ma in tal caso seppure non contraddittorio esso è appartenente solo al livello ideale di esistenza.
- Se qualcosa si forma dalla nostra immaginazione non si tratta di mero contenuto ? O si tratta di oggetto ipotetico ? E un oggetto ipotetico è un oggetto o è solo il nome di un contenuto la cui corrispondenza con un oggetto viene asserita (cioè accompagnata da una credenza) ? Gli oggetti a cui si riferisce la teoria degli oggetti non sono in realtà contenuti ?
- Come la teoria degli oggetti di Meinong, la tesi di Twardowski è una forma di fenomenologia senza epoché. Essa è analoga alla mia teoria dei diversi livelli di esistenza. La tesi degli oggetti non-reali che tuttavia possono esistere è analoga a quella del massimo livello proprio di esistenza. Possiamo definire 'reali' gli oggetti il cui massimo livello di esistenza è quello fisico-empirico e non-reali gli oggetti il cui massimo livello di esistenza è più astratto di quello fisico-empirico. La "mancanza di denaro" sussiste, ma non esiste : essa cioè non è un oggetto esistente al livello empirico di esistenza, ma, quando sussiste, esiste al suo massimo livello di esistenza.
- Se tutto ciò che è nominato è un oggetto, anche "minollo" (nome senza senso) è un oggetto che ha solo un livello basico di esistenza.
- Un sostantivo è un nome. Un espressione sostantivata è una descrizione, un sinn, un contenuto, un'apposizione, una stringa tra virgolette.
- Giusto il tentativo di Twardowski di unificare oggetto ed ens, solo che il termine "oggetto" è troppo legato al soggetto pratico-conoscitivo. Altrettanto giusto vedere nell' ente il summus genus, come pure il vedere una verità, una bontà ed una bellezza dell'oggetto a prescindere dalla valutazione (ma questo è più il panteismo di Spinoza che non la Scolastica). Problematico invece è il tentativo di collegare l'unità dell'oggetto con la sua rappresentabilità (questa è prova dell'unità ma non equivale ad essa). La definizione di metafisica fa sì che essa equivalga alla teoria generale degli oggetti di Meinong (la scienza dell'Essere degli Scolastici) . Infine rappresentazione e giudizio non si possono separare nettamente.
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