Sunday, April 29, 2007

Meinong e la conoscenza

Meinong nella sua trattazione dell'epistemologia asserisce che :
  • Le assunzioni ed anche le rappresentazioni (nelle quali c'è sempre un po' di assunzioni) operano in maniera contemplativa, mentre i giudizi operano in maniera penetrativa. Mentre il procedere contemplativo non coinvolge la modalità, quello penetrativo è indirizzato al fattuale (verità) o al possibile (probabilità).
  • L'evidenza (e con essa il conoscere) può essere a) immediata o mediata ; b) per certezza e per supposizione; c) a priori o a posteriori. L'apriori non concerne le rappresentazioni (che possono essere pure legate all'esperienza) ma il giudizio (infatti i termini dei sillogismi possono essere anche entità empiriche come in "Tutti gli uomini sono mortali").
  • Il giudizio empirico mostra due dipendenze dall'esperienza. Invece i giudizi evidenti a priori non si basano sull'esperienza, ma su altri obiettivi evidenti ed hanno la peculiarità del capire in sè (comprendere in senso proprio). Ciò che si capisce a priori con comprensione è detto necessario e la necessità è caratteristica dell'obiettivo.
  • Il sapere a priori è innanzitutto un sapere della sussistenza e dell'esser-così, questo in quanto nessun sapere sull'esistenza positiva è libero dall'esperienza. Inoltre il sapere a priori, se sostenuto dal sapere empirico, è applicabile all'esistenza.
  • Ogni sapere empirico si basa sull'esperienza, il cui fondamento sono le percezioni, cioè giudizi esistenziali evidenti su ciò che è presente. Per presente non si intende un qualcosa di puntuale, ma un tratto temporale sufficientemente breve che ha inizio con questo punto (istante).
  • La percezione o è percezione interna (autopresentazione ed evidenza per certezza) o è percezione esterna (evidenza suppositiva solo per l'esistenza delle cose esterne e per certe relazioni tra proprietà)
  • Tra le relazioni le differenze sono più percettivamente affidabili che le eguaglianze. Se uno trova una diversità e l'altro un'eguaglianza, ha ragione il primo.
  • Anche i superiora possono fungere da fenomeni (ad es. il movimento è un fenomeno di ordine superiore).
  • I residua delle percezioni sono attivi nei ricordi che, alla pari delle percezioni si presentano come giudizi esistenziali. anche i ricordi hanno un'evidenza immediata, ma è sempre solo evidenza per supposizione. L'induzione è implicazione ed il pre-dato ed il co-dato somigliano all'antecedente ed al conseguente.
  • La penetrazione è superiore alla contemplazione per il suo rapporto con la dimensione modale, anche se chi giudica non pensa alla fattualità nel modo in cui pensa all'essere, ma di sicuro coglie qualcosa di fattuale. Il cogliere può verificarsi per accidens, ma un giudizio si dice vero anche in quanto esso apprende con certezza qualcosa di fattuale (concetto esperienziale di verità). Il cogliere si applica non solo alla fattualità, ma anche alla possibilità. Come la certezza evidente coglie la fattualità, così la supposizione evidente coglie la possibilità collegata al suo grado e cioè la probabilità. La teoria della probabilità riguarda la penetrazione, mentre il suo calcolo è affare della matematica.
  • Cogliere gli obiettivi secondo la loro modalità non è apprensione nel senso usuale, ma ciò non impedisce di apprendere la modalità, in particolare la possibilità nel senso di "pensare a".
  • Vi sono giudizi di possibilità (A può essere B) e giudizi sulla possibilità (apprensione?) del tipo "E' possibile che A sia B". In circostanze favorevoli la possibilità è accessibile ad una determinazione numerica. Essa si fonda sul principio per cui ad ogni collettivo, la fattualità di un membro del collettivo garantisce la corrispondente possibilità degli altri membri del collettivo che in questo modo a seconda del loro numero, partecipano alla fattualità.
  • I vissuti psichici (o interni) possono essere accessibili o meno alla percezione interna, consapevoli o inconsapevoli, ad un livello superiore o inferiore di consapevolezza, intellettuali o emozionali, passivi o attivi.
  • I vissuti elementari intellettuali passivi sono le rappresentazioni percettive (o serie) e immaginative (o fantastiche) . Le rappresentazioni percettive rislagono al comportamento recettivo oppure alla produzione rappresentazionale per cui con un'attività appropriata dalle rappresentazioni degli inferiora si producono quelle dei superiora. Ma mentre la fondazione (dei superiora sugli inferiora) è esatta e precisa, la produzione rappresentazionale è imprecisa.
  • Ci sono rappresentazioni fantastiche molto simili a quelle serie ed altre molto differenti che vanno definite come "umbratili". Rappresentazioni fantastiche umbratili possono essere i vissuti in cui si compie un'apprensione non intuitiva, tipo l'apprensione concettuale dei significati delle parole. Questi significati sono oggetti, ma i vissuti che le parole esprimono sono difficilmente accessibili, tanto che se ne è dubitato l'esistenza (nominalismo)
  • I giudizi sono vissuti elementari intellettuali attivi e così pure le assunzioni che sono come i giudizi, ma senza convinzione. I sentimenti sono vissuti elementari emozionali passivi e vanno caratterizzati dall'opposizione di piacere e dispiacere, così come i giudizi sono caratterizzati dall'opposizione positivo/negativo.
  • Il sentimento presentifica il bello, la sensazione presentifica il rosso. Entrambi non fondano gli attributi correlati, ma li presentificano. "Bello" è un oggetto proprio del sentimento. Vi sono sentimenti collegati a rappresentazioni e sentimenti collegati a pensieri, sentimenti seri e sentimenti fantastici (correlati a processi artificiali).
  • I desideri sono vissuti elementari emozionali attivi. Non si sente perchè si desidera, ma si desidera perchè si sente. Il sentimento è logicamente primo rispetto al desiderio. C'è pure un desiderio serio ed un desiderio fantastico. Solo il possibile è effettivamente desiderabile.
  • I dignitativi ed i desiderativi sono presentati da emozioni e possono essere ascritti agli oggetti di quelle emozioni. Vero, bello e buono sono oggetti di logica, estetica ed etica. Emozioni sono però mezzi di conoscenza più imperfetti delle sensazioni e la particolare soggettività dei sentimenti è stata tale da stimolare la teoria a cercare scampo nell'introduzione della persona del senziente. Il punto di partenza del valore è il sentimento di esistenza e la crtterizzazione è basata sulla coppia gioia/dolore.
  • La scienza della dignità del Vero ha trovato posto teoreticamente nella teoria della conoscenza, mentre praticamente nella logica come tecnica del pensiero. Ma è possibile presentare la verità anche in termini emozionali e ciò giustifica la posizione privilegiata fondamentale del Vero rispetto ad altre attività intellettive.
  • La teoria della conoscenza è molto importante (anche della conoscenza della conoscenza). Bisogna rifiutare l'istanza fondazionalista della conoscenza, istanza che può portare allo scetticismo (a causa dell'inconclusività di una teoria del conoscere) e affremare l'immanenza del criterio conoscitivo alla ricerca conoscitiva stessa. Non c'è spazio sottratto al sospetto che una giustificazione logica sia frutto di coercizione psicologica.
  • La conoscenza ha un suo ambito non riducibile ad altri e non coincidente con il vissuto conoscitivo (non coincidono con tale vissuto nè i fatti psichici, nè il sussistente). Per quel che riguarda l'apprensione, il suo oggetto è logicamente primo, anche se cronologicamente secondo.
  • Dire che una cosa esiste solo nella rappresentazione è insensato, giacchè in tal caso manca l'oggetto. Il realismo sul mondo esterno va affiancato da un realismo circa il sussistente (entrambi rientrano nell'oggettività).
  • L'apriori ha un carattere oggettivo non coercitivo. L'aposteriori invece è contrassegnato dalla contingenza, dall'assenza di necessità, anche se può essere poi integrato nella necessità dell'apriori (la scienza?)
  • La metafisica intenziona per l'empirico, quello che la teoria dell'oggetto intenziona per il razionale. E il confine tra scienze empiriche e metafisica è oscillante.
  • La psicologia è invece scienza empirica che si basa sull'autopresentazione dei vissuti che però non vanno tutti ricompresi nella coscienza (vissuti inconsci ?). Ci sono vissuti intellettuali o emozionali, attivi o passivi, seri o fantastici. Il giudizio è assunzione + convinzione.
  • L'obietto di valore non va confuso col sentimento di valore (oggettivismo morale ?)
  • Se la causalità è incompatibile con l'indeterminatezza del volere, tuttavia è necessario mantenere la causalità almeno nella misura in cui si vuole ritenere l'uomo come autore delle proprie azioni, per cui l'indeterminismo estremo toglie ogni imputazione.

A queste tesi di Meinong si osserva quanto segue:

  1. Come un giudizio esistenziale può essere evidente ?
  2. La differenza è un insieme di relazioni, mentre l'eguaglianza è una relazione specifica.
  3. Un superior non può essere un fenomeno, ma solo un'interpretazione del fenomeno.
  4. Non sono d'accordo con l'eccessiva distinzione tra percezioni c.d interiori e percezioni c.d. esteriori. Nè sono d'accordo nell'eguagliare i ricordi alle percezioni esteriori.
  5. I giudizi sono veri o falsi e, se veri, sono conoscenze. Le assunzioni sono determinazioni e riguardano oggetti sussistenti : seppure vere non sono conoscenze.
  6. Assunzioni : giudizi = rappresentazioni fantastiche : rappresentazioni vere; Giudizi e assunzioni sono entrambi pensieri.
  7. Un sentimento riguardante oggetti finzionali (es. romanzo) è un sentimento fittizio ?Non sembrerebbe. Magari è un sentimento meno coinvolgente, più controllabile.
  8. L'aspetto ricettivo (realistico) è conoscitivamente primario rispetto all'aspetto attivo (fantastico).
  9. Ciò che si desidera, in un certo senso "è" ? Esiste da un certo punto di vista ?
  10. L'equivalenza tra ciò che vale è ciò che è, ha un senso qualsi parmenideo ed hegeliano.
  11. Meinong sembra criticare la distorsione epistemologica criticata poi da Rorty e distingue tra momento fenomenologico (validativo) e momento psicologico
  12. Se l'oggetto dell'apprensione (la determinazione astratta) è logicamente primo anche se cronologicamente secondo, allora ad es. gli oggetti narrativi sono autonomi dal loro creatore ?
  13. La molteplicità da cui l'apprensione seleziona il proprio oggetto è l'extra-essere ?
  14. Come Meinong concilia il carattere oggettivo dell'apriori con l'allusione precedente allo scetticismo psicologistico ?
  15. La concezione per cui il confine tra metafisica e scienza è oscillante è affine a quella di Whietehead ?
  16. Come può esserci auto-presentazione senza riflessione (dualità) e dunque senza coscienza ?
  17. L'integrazione tra apriori e aposteriori è per Meinong la scienza ?

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Friday, April 27, 2007

Apprensione, presentazione e giudizio in Meinong

Meinong dice che :
  • Agli oggetti non è necessario essere appresi, ma poter-essere-appresi. Dunque la teoria dell'apprensione è un completamento della teoria dell'oggetto dove l'oggetto è logicamente primo, mentre l'apprensione è un dato ultimo e indefinibile.
  • L'essere antecedente dell'oggetto rispetto all'apprensione non deve risiedere necessariamente nell'esistenza o nella sussistenza, perchè a ciò basta l'extra-essere.
  • L'apprensione consta di un pre-vissuto mediante il quale l'oggetto viene presentato al pensiero (rappresentazione?) e di un vissuto principale in virtù del quale l'oggetto viene inteso (giudizio?) .
  • Anche il giudizio si comporta in maniera "presentante" rispetto ad un obiettivo, tanto quanto il rappresentare è rivolto verso l'obietto.
  • Per precisare il concetto di presentazione ci si deve servire della distinzione tra contenuto ed atto rispetto alla rappresentazione. Contenuto della rappresentazione è quel pezzo di vissuto attribuito all'oggetto e che fa della rappresentazione la rappresentazione di quell'oggetto e nessun altro. Tale contenuto psicologico non va confuso nè col contenuto logico nè con l'oggetto correlato.
  • L'atto della rappresentazione è variabile rispetto al contenuto ed all'oggetto della rappresentazione così come questi sono variabili rispetto a quella. La presentazione della rappresentazione, mancando l'intendimento (o giudizio) è un'apprensione incompiuta da un certo punto di vista, ma è in realtà è l'apprensione vera e propria, mentre l'apprensione dell'obiettivo con l'ausilio del giudizio che lo presenta secondo il contenuto e lo intende secondo l'atto, è un'apprensione compiuta ma impropria.
  • Per percepire vissuti interni attuali, non è necessario rappresentare questi vissuti, fungendo questi da quasi contenuti autopresentantesi. Mentre l'autopresentazione è una presentazione totale, l'eteropresentazione che esibisce l'oggetto solo con l'aiuto del contenuto, va designata come presentazione parziale.
  • In circostanze particolari anche sentimenti e desideri si mostrano come presentanti parziali e manifestano contenuti peculiari a cui, come oggetti, si correlano i dignitativi e i desiderativi. Dunque c'è anche una presentazione emozionale e di conseguenza ciò che, tra i vissuti, è atto a fungere da presentante parziale, può essere definito come contenuto psicologico
  • "La rappresentazione ha un oggetto" vuol dire che il vissuto offre, in virtù del suo contenuto presentante, la possibilità di apprendere l'oggetto corrispondente qualora vi si aggiunga il vissuto attivo (il giudizio) appropriato. In tal caso non solo si rappresenta, ma si conosce qualcosa con la rappresentazione.
  • Tuttavia c'è un intendere l'essere (giudizio sull'essere) e un intendere dell'esser-così. Poichè però l'intendere dell'esser-così può essere incompiuto come rappresentazione, c'è bisogno de " l'intendere dell'essere di un inteso dell'esser-così " così come si apprende la cosa attraverso le sue proprietà e l'oggetto finale attraverso un oggetto ausiliario.
  • Poichè ogni oggetto completo ha infinite determinazioni, il contenuto presentante , che va posto a fondamento dell'intendere, rinvia come oggetto prossimo solo ad un oggetto incompleto (la classe ? la funzione ? ) . In condizioni favorevoli un simile intendere coglie anche oggetti completi : ad es. se penso "qualcosa di sferico" allora questo intendere dell'esser-così concerne contemporaneamente la Terra.
  • Di conseguenza l'intero ambito di ciò che è colto degli oggetti completi, può essere incluso (come estensione) nell'intendere, ma anche in tal caso, quando si intende "tutte le sfere" non si può pensare (almeno non espressamente e propriamente) alla Terra. Tuttavia si può parlaredi un intendere implicito e contrapporlo all'intendere esplicito.
  • Il fatto che nessuno dei vissuti dell'intendere sia privo di un oggetto, si deve sia al fatto che l'intendere in quanto tale non pretende nulla dalla natura modale dell'obiettivo, sia la fatto che ciò a cui si pensa può benissimo essere extra-essere.

A queste tesi di Meinong si può osservare che:

  1. La teoria dell'apprensione come dato ultimo e indefinibile si può accostare a quella (di matrice hegeliana) per cui la conoscenza è un'ulteriorità che alla fine esce fuori dal teoretico ?
  2. Meinong vuole dire che ogni atto intenzionale rappresenta e giudica al tempo stesso ? Che "x" parla di x (giudica) , ma presenta se stesso (rappresenta) ? Si accenna qui alla inevitabile infinità delle gerarchie dei linguaggi ? Alla semiosi infinita ?
  3. Meinong come Bergson vede nei fenomeni psichici le cose in sè autopresentantisi (autoreferentisi) che sono oggetto di intuizione secondo Bergson, mentre gli oggetti esterni sono attingibili in maniera mediata. In realtà l'autoreferenzialità dello psichico è solo la forma della semiosi infinita, della prassi del pensiero nel circolo della soggettività (dunque una forma di arbitrio)
  4. Meinong ripropone Kant quando dice che l'intuizione cieca è l'intuizione vera e propria, mentre la conoscenza nedia l'oggetto nella rappresentazione che si ha di esso e dunque non è immediata, non ha l'immediatezza.
  5. Meinong parla giustamente anche di presentazione emozionale, di atti intenzionali (come sentimenti e desideri) che sono pure momenti di conoscenza (atti cognitivi)
  6. La rappresentazione indica il that, il giudizio il what.
  7. Meinong incorre in un paradosso : quello del giudizio dell'essere che dovrebbe essere già implicito nella presentazione del contenuto. In realtà il giudizio dell'essere è giudizio sul grado d'essere e dunque giudizio sull'esser-così.
  8. L'incomprensione dell'Essere come fondamento transcategoriale porta poi alla correzione infinita che mette in funzione la gerarchia dei meta-linguaggi (quello che Meinong chiama "l'intendere dell'essere di un inteso dell'esser-così" )
  9. L'intendere dell'esser-così concerne anche oggetti completi, ma in maniera incompleta, giacchè la classe individuata da "qualcosa di sferico" coglie solo una proprietà dell'oggetto individuale "Terra" e cioè "l'essere sferico".
  10. Si può parlare di intendere indiretto o di riferimento che però non è conoscenza ("A è rosso" non implica la conoscenza esaustiva di A). Un denken che non è un bestimmen. Presupponendo che l'oggetto, essendo in sè, è sempre completo, il riferimento (o denken) ha come contenuto un concetto incompleto che si può approssimare all'oggetto in una progressiva ed infinita determinazione. L'intendere implicito di Meinong è pur sempre l'intuizione che prepara il campo al pensiero.
  11. Meinong poi ribadisce la tesi sul fatto che la conoscenza (intesa come predicazione) non ha niente a che fare con l'esistenza fattuale dell'oggetto.

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Determinazioni modali, dignitativi e desiderativi in Meinong

Meinong poi a proposito degli obiettivi e degli altri tipi di oggetti, dice che
  • La peculiarità dell'essere (e dell'obiettivo) nel senso più ampio si manifesta radicalmente nelle cosiddette determinazioni modali. Infatti solo all'obiettivo può essere attribuita la fattualità. La fattualità è solo l'estremità di un segmento di dati quantitativamente variabili e cioè le possibilità alla cui opposta estremità sta la possibilità-zero (non-fattualità). Ogni maggiore possibilità, inclusa la fattualità, costituisce il potius, mentre per ogni minore possibilità (esclusa la possibilità zero) si parla di deterius. Ogni possibilità coincide con la possibilità dell'opposto che la completa come unità
  • La necessità è una determinazione modale per taluni obiettivi. La sua essenza è descrivibile solo con l'ausilio dell'apprensione. Essa non è un incremento di fattualità e compare anche in obiettivi semplicemente possibili.
  • Obietti e obiettivi non sono le uniche classi fondamentali di oggetti. Ci sono anche gli oggetti dignitativi e i desiderativi, i quali sono per natura oggetti di ordine superiore ( e dunque sono più affini agli obiettivi), fondati su obietti ed eventualmente su obiettivi. Ognuna di queste classi è determinata mediante un'opposizione sua propria analoga a quella di posizione e negazione, ma non riconducibile ad un'opposizione di positum e negatum
  • Ai dignitativi appartiene l'antica triade VERO-BELLO-BUONO, mentre ai desiderativi appartiene il dover-essere e lo scopo.

A queste tesi di Meinong vale la pena fare le seguenti osservazioni:

  1. Meinong forse sbaglia a considerare come estremo delle possibilità fattualità e non-fattualità. Tali estremi dovrebbero essere necessità e impossibilità, che invece Meinong non sa collocare.
  2. La fattualità essendo contingente compare anche in obiettivi semplicemente possibili, ma non la necessità (come dice Meinong).
  3. Bisogna ipotizzare che dagli oggetti si sviluppino più gerarchie di oggetti (obietti, obiettivi, dignitativi e desiderativi). Queste gerarchie sono equivalenti e cioè sono la stessa gerarchia vista da diverse prospettive.

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Esistenza, sussistenza ed extra-essere nella teoria degli obiettivi di Meinong

Meinong dopo aver parlato degli obietti, passa a trattare gli obiettivi, correlati apprensivi del pensiero. Egli dice che
  • Gli obiettivi in caso favorevole hanno essere (esistenza), ma sono in ogni caso anche "essere" nel senso ampio del termine. Essi si mostrano determinati o determinabili mediante l'appartenenza senza eccezione ad uno dei due membri dell'opposizione di posizione e negazione (che non vanno confusi con affermazione e negazione).
  • Posizione e negazione sono sempre affare dell'obiettivo, ma hanno la loro propria parte nel positum o nel negatum che sono di regola obietti.
  • Gli obietti negativi (non-fumatore, non-interessato) non rientrano in questa opposizione, ma piuttosto significano la caratterizzazione di obietti, mediante un solo membro di questa stessa opposizione.
  • Bisogna guardarsi dal prendere il non-essere per il negatum del positum "essere", cosa che accade al massimo in via eccezionale. Di regola il non-essere è un positum altrettanto quanto l'Essere o ancora più precisamente non-essere è normalmente altrettanto positivo quanto "essere" e cioè l'opposto che sta di fronte all'Essere sullo stesso livello.
  • Si riconosce in ogni obiettivo un oggetto ideale di ordine superiore per il quale, come per gli obietti, può esserci un più o un meno di determinatezza. E come per gli obietti, anche per gli obiettivi vi sono serie di ordine e pure queste serie sono aperte verso l'alto, mentre verso il basso richiedono sempre un obietto (e di qui degli infima) quale termine finale.
  • La varietà qualitativa degli obiettivi è molto minore di quella degli obietti. Dunque gli obiettivi possono essere suddivisi per classi. L'essere che si incontra in ogni obiettivo si mostra I) o come "essere" in senso stretto (A è) ; II) o come esser-così (A è B) ; III) o come "essere con" (Se A allora B) . Parallelamente la tradizione logica distingue tra giudizio d'esistenza, giudizio categorico, giudizio ipotetico. Entrambe le classi di obiettivi con inferiora bipartiti (esser-così ed essere-con) mostrano questi inferiora in relazioni caratteristiche (connessione predicativa nell' "esser così" e implicazione nell' "essere-con") . L'implicazione sussiste solo tra obiettivi, mentre la connessione predicativa è affare tra oggetti.
  • L'essere in senso stretto può essere esistenza, ma anche sussistenza : ad es. il sole esiste, ma l'uguaglianza (e ogni altro oggetto ideale) non esiste, ma può solamente sussistere. Ciò che esiste, sussiste anche, mentre ciò che non sussiste non può neanche esistere.
  • Tuttavia anche a ciò che non esiste, nè sussiste nella misura in cui è qualcosa di dato antecedentemente all'apprensione, appartiene un resto di carattere posizionale : l'extra-essere che pertanto sembra non mancare a nessun oggetto.
  • L'esser-così è un esser-che-cosa (il cavallo è un mammifero) e un esser-come (la neve è bianca) . Espressioni come "L'uccello ha le ali", "La lepre corre", sono casi particolari di "esser-come".
  • E' consigliabile riguardi a tali obiettivi bi-partiti (coppie cioè funzione/argomento) di tenere insieme il secondo termine (il predicato) e il nocciolo dell'obiettivo (la copula?) facendo astrazione dal soggetto : ad es. riguardo ad "A è B" tenere il concetto "essere B".
  • L'esser-con sembra differenziarsi in casi in cui gli obiettivi inferiori stanno in una relazione condizionale e casi in cui tali obiettivi stanno in una relazione causale.

Sulle tesi di Meinong vale fare le seguenti osservazioni:

  1. La distinzione tra obietti completi e incompleti è analoga a quella fatta da Frege anni prima tra oggetti e funzioni. C'è poi una distinzione (per quel che riguarda gli obiettivi bipartiti) che è analoga a quella di Frege tra funzione e concetto.
  2. Come si fa a capire se un oggetto incompleto è contraddittorio o meno ?
  3. Gli oggetti incompleti sono indeterminati riguardo al loro essere nel senso che non ha senso parlare per loro di esistenza o non-esistenza ? Perchè, rappresentando una classe, alcuni di essi ingrediscono in altre situazioni ed altri no ?
  4. Giusta l'analogia tra oggetti incompleti ed idee platoniche.
  5. Gli oggetti incompleti possono ingredire in oggetti completi ? In questo caso più che di oggetti completi non è più il caso di parlare di eventi ?
  6. E' lecito domandarsi se "il triangolo sia equilatero" ? In realtà "il" triangolo non è un oggetto di ordine superiore in relazione agli oggetti di cui si predica la rettangolarità etc ?In realtà il triangolo può essere equilatero e può non esserlo e questo "può" non riguarda il suo carattere incognito, ma il suo carattere generale.
  7. Gli obietti incompleti non sono lo stesso che gli obiettivi ?
  8. Cosa intende Meinong per essere in senso ampio ? La sussistenza ? E cosa si intende per "caso favorevole" relativamente all'essere degli obiettivi ?
  9. Cosa intende Meinong per posizione e negazione ? Se gli obiettivi appartengono ai due membri di posizione e negazione, ed al tempo stesso positum e negatum sono obietti, si deve dedurre che gli obiettivi appartengono agli oggetti ?
  10. Che differenza c'è tra tra obiettivi e obietti incompleti ?
  11. Non si capisce perchè gli obietti negativi non rientrino nell'opposizione tra positum e negatum.
  12. Se il non-essere è l'opposto positivo dell'essere, perchè mai esso viene indicato con una negazione ?
  13. La serie di ordine degli obiettivi è diversa dalla serie di ordine degli obietti ? Se sì, gli obietti sono basi di due diverse serie di ordini ? Se no, gli obiettivi possono essere obietti se visti dal punto di vista di un obiettivo superiore ? E perchè gli obiettivi non possono essere infima ? E ci possono essere obietti di ordine superiore che non sono obiettivi ?
  14. L'identità (A è B) non è compresa nell'esser-così. Inoltre l'esser-con rientra nell'essere ? Infine, dire che l'implicazione sussiste solo tra obiettivi vuol dire che l'implicazione è una proposizione metalinguistica ? Con le proposizioni come argomenti di una funzione biargomentale ?
  15. Ciò che esiste è un sottoinsieme di ciò che sussiste.
  16. L'extra-essere corrisponde a quello che noi chiamiamo "esistenza di grado minimo"
  17. La distinzione tra esser-che-cosa ed esser-come è interessante anche se ogni esser-come può essere ridotto ad un esser-che-cosa. Ad es. "la neve è bianca" è traducibile in "La neve è un oggetto bianco".
  18. "A è rosso" diventa "A ha rossezza" con "rossezza"="esser-rosso".
  19. La relazione condizionale per Meinong è superior rispetto alla relazione causale ?

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Meinong e i tipi di oggetto

Per Meinong
  • il concetto di oggetto in generale va determinato a partire dall'apprensione (intenzionalità) e dunque le classi principali di oggetti sono caratterizzabili a partire dalle classi principali di vissuti apprendenti (intenzionali). Tutti i vissuti elementari sono apprendenti (intenzionali)
  • Tali vissuti sono divisibili in a) rappresentazione (a cui corrispondono gli obietti) b) il pensiero (a cui corrispondono gli obiettivi) c) sentimento (a cui corrispondono i dignitativi) e d) desiderio (a cui corrispondono i desiderativi )
  • I vissuti interni vanno pure annoverati tra gli obietti anche se non sono rappresentabili, ma siano accessibili alla nostra apprensione attraverso l'autopresentazione, oppure con l'ausilio di vissuti fantastici.
  • Ci sono oggetti di ordine superiore, tipo le relazioni o i complessi. Ad es. la diversità è un superius rispetto agli oggetti che sono diversi tra loro oppure ad es. la melodia è un superius rispetto alle note che la compongono. I superiora sono a loro volta più alti. Le serie di ordine così formate sono sempre aperte verso l'alto. Nella direzione opposta invece esse devono condurre a degli infima. Infatti un relato che fosse costruito solo su relati, una molteplicità (classe) che consistesse solo di molteplicità sarebbe una serie infinita scorretta. Pertanto non si danno relazioni senza membri non relativi ed è dunque escluso un relativismo assoluto. A ciò non si oppone l'infinita divisibilità di un segmento in quanto un segmento non è una classe.
  • Gli obietti sono tali che la loro natura permette o proibisce loro di esistere ed essere percepiti così che nel caso spetti loro un essere questo può essere non l'esistenza, ma solo la sussistenza. La diversità tra rosso e verde sicuramente è, ma non esiste, quanto piuttosto sussiste, così come il numero dei libri di una biblioteca non esiste accanto ai libri e così il numero delle diagonali di un poligono.
  • Il numero e le relazioni sono relazioni (la diversità) e complessi (il numero) solo ideali, in opposizione ad es. a relazioni reali quali un determinato rapporto tra colore e luogo che si rivela reale in quanto percepito.
  • Ciò che è accessibile alla percezione in questo modo si mostra dipendente dalla percezione in quanto solo attraverso la percezione si può sapere che una cosa di un certo colore si trova precisamente in questo determinato luogo, mentre la diversità tra rosso e verde non esige la percezione, ma è desumibile dalla natura del rosso e del verde. In tal caso il superius emerge dagli inferiora in maniera intelligibile a priori e dunque il complesso ideale è fondato per mezzo dei suoi inferiora.
  • Gli obietti possono essere completamente o incompletamente determinati. Ogni cosa reale è tale che qualsiasi determinazione gli spetta AUT non gli spetta (terzo escluso), mentre ogni oggetto concettuale (es. triangolo) non ha in sè, nè non ha in sè infinite determinazioni (es. rettangolarità, equilarità) e quindi non sottostà al terzo escluso.
  • Gli obietti incompleti nel caso non contengano una contraddizione interna sono indeterminati anche in relazione al loro essere. Agli oggetti incompleti spetta un essere implicito oppure un esser-così implicito. C'è una relazione innegabile tra tali oggetti incompleti e le idee platoniche o gli universali medievali. Esistono o sussistono obietti completi che hanno come determinazioni simili obietti incompleti, i quali sono implicati in essi.

Vale la pena su queste tesi fare le seguenti considerazioni:

  1. Se i vissuti interni non sono accessibili alla nostra apprensione, perchè vanno annoverati tra gli obietti ? E l'ausilio di vissuti fantastici non riguarda il pensare e gli obiettivi ?
  2. Ma i superius non sono più degli obiettivi che non degli obietti ?
  3. C'è una certa analogia con le posizioni di Russell, infatti la serie ordinata di inferiora e superiora ricordano la gerarchia dei tipi, gli infima ricordano l'atomismo logico, mentre il rinvio ad infinitum delle relazioni ricorda la tesi di Bradley criticata da Russell.
  4. Nel merito, non c'è una ragione cogente perchè ci debbano essere degli infima. Inoltre altro è il Relazionismo illimitato (concezione ontologica), altro è il relativismo (concezione epistemologica). Qui meinong fa confusione.
  5. Meinong forse vuole dire che gli obietti potendo esistere o non esistere (contingenza) hanno come proprio l'essere della sussistenza ? Egli spiega poi che la diversità tra rosso e verde sicuramente è, ma non esiste, quanto piuttosto sussiste, così come il numero dei libri di una biblioteca non esiste accanto ai libri e così il numero delle diagonali di un poligono. Meinong in questo modo evidenzia la differenza tra diversi gradi di esistenza.
  6. La percezione non è condizione logico-ontologica della relazione reale, ma solo epistemica (contrassegno), cioè in quanto percepite alcune relazioni si rivelano come reali e non le relazioni si rivelano "reali in quanto percepite".
  7. Meinong allude poi ad un apriori materiale che sarà ripreso da Husserl.

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Wednesday, April 25, 2007

Meinong, l'oggetto e le scienze

Meinong sostiene che:
  • Tutto è oggetto e ci sono vissuti che apprendono l'oggetto ma non sono costitutivi di esso (realismo). Ogni vissuto ha un oggetto, nel senso che giungendo all'espressione, questa ha un significato che è l'oggetto.
  • Ogni sapere ha a che fare con oggetti. Molti oggetti non hanno patria nelle scienze tradizionali in quanto queste si occupano del reale, mentre l'irreale essente, il non-ente, il possibile e l'impossibile possono essere oggetto di conoscenza e dunque sussiste il bisogno di una scienza libera dal presupposto esistenziale e che tratti i propri oggetti senza limitazione : la teoria dell'oggetto.
  • In parte la logica, in parte la metafisica, hanno trattato degli oggetti liberi dal presupposto esistenziale anche se la logistica nella sua intenzione rivolta ad operazioni di calcolo, favorisce (con l'estensione) la più ampia esternalizzazione possibile, mentre la teoria dell'oggetto persegue un ampia internalizzazione
  • Alla teoria dell'oggetto appartiene tutto ciò che può essere stabilito degli oggetti senza riguardo per la loro esistenza. Dunque tutto ciò che è proprio del conoscere a priori, in modo che questa apriorità può essere vista come caratteristica definiente del modo di conoscere teoretico-oggettuale. Ad es. ciò che vale per la varietà di tutti i colori che riempiono lo spazio cromatico in opposizione al corpo cromatico limitato alle datità psicologiche.
  • Dunque il teoretico oggettuale è il razionale ed è il modello di essattezza scientifica (come dimostra il matematico che è uno dei suoi settori più sviluppati). Mentre la metafisica cerca di abbracciare la totalità del reale, la teoria dell'oggetto include nella sua sfera anche il non-reale (oltre il reale).

Alle tesi di Meinong si possono fare le seguenti considerazioni :

  1. Una scienza libera dal presupposto esistenziale è perfettamente lecita (la matematica ne è un esempio) . Dopo Hilbert e Husserl essa ormai è entrata nell'insieme delle verità ovvie.
  2. La metafisica considerando reale anche quella che la teoria dell'oggetto considera non-reale, cerca di evidenziare e dimostrare le relazioni tra insieme degli oggetti reali e insieme degli oggetti non-reali.

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Meinong e la filosofia

Meinong nella sua Autopresentazione dice che nonostante il fatto che abbia fatto valere i diritti del lato extraempirico del conoscere, rivendica a se stesso il nome di empirista. Egli dice giustamente che anche la definizione delle altre scienze non è per niente sistemata e forse l'urgenza di tale predefinizione è legata più al carattere riflessivo della filosofia, tanto legato ai principi del proprio procedere.
Per Meinong la filosofia deve comprendere più scienze (che vengono chiamate filosofiche), la caratteristica di queste scienze è che tutte hanno vissuti interni per oggetto (chi esclusivamente, chi assieme ad altri), mentre psicologia , teoria della conoscenza, logica, etica e pedagogia hanno come oggetti solo vissuti interni; la metafisica ha come oggetti non solo, ma anche dei vissuti interni. Dal punto di vista metafisico Meinong si ritiene realista, mentre dal punto di vista della teoria dell'oggetto un idealista. La teoria dell'oggetto comprende in sè anche gli oggetti psichici, ma nel suo essere indifferente all'esistenza ed alla non-esistenza, essa non può essere costruita sulla psicologia. Quest'ultima senza una tesi filosofica psicologista non può avere la preminenza sulle altre ed anzi conferisce forse forza ad antiche tendenze che vogliono limitare l'ambito della filosofia, escludendo la psicologia. Invece quest'ultima, nonostante la sua tendenza a diventare disciplina sperimentale, mantiene un rapporto con altre discipline filosofiche.
Letesi qui esposte da Meinong sono interessanti : Ma più che empirista egli non si può considerare un fenomenologo ?
Inoltre in cosa si differenziano tra loro le scienze che hanno come oggetti esclusivamente dei vissuti interni ? Ed in che senso la logica tratta esclusivamente di vissuti interni ? E la teoria della conoscenza ?
Comunque Meinong fa bene a problematizzare la natura e l'ambito della psicologia, togliendolo dall'ambito ontologicamente limitato in cui lo destina il sistema positivistico delle scienze.

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